Coprirsi l’orecchio e rubare la campana
Scoprire i chengyu è una delle parti più difficili, ma anche più affascinanti della lingua cinese. La storia di oggi racconta come possiamo dire “comportarsi in modo stupido”, ma in modo decisamente elegante.
oggi vi voglio raccontare una storiella molto simpatica che mi è stata riferita un giorno nella tentacolare Pechino da un nonnino che stava ballando in un parco. Eh già, gli anziani in Cina sono avvezzi a questo tipo di pratica, non perché siano particolarmente portati alla danza, anche se devo ammettere che alcuni avevano del gran talento, ma per una motivazione molto più semplice. Il senso di comunità.
A tutti gli occidentali sbarcati nella Terra di Mezzo sarà capitato più di una volta di passeggiare per un parco di una città cinese e vedere gruppi di anziani che giocano, cantano e ballano. Anche chi non è mai stato in Cina, avrà visto delle immagini che ritraggono dei simpatici vecchietti che si dilettano in balli, canti ecc.
Questi fotogrammi sono rimasti impressi nella mie mente a tal punto che, tutte le volte che penso alla Cina mi riaffiorano e si portano dietro un velo di nostalgia. Ops! Ho divagato un po’ troppo. Quello che vi volevo dire era semplicemente che ho scoperto questo chengyu parlando del più e del meno con un anziano che stava ballando il tango (tipico ballo asiatico come potete ben notare) con i suoi ex colleghi.
Dal tango al Chengyu è un attimo!
Dopo essermi ripresa dallo shock culturale di vedere un ultraottantenne cinese ballare il tango, con delle evidenti capacità coreutiche, ho iniziato a rispondere ad una serie di domande-interrogatorio.
Questa è conditio sine qua non per aprire una conversazione tra un cinese e uno straniero: quanti anni hai? Sei spostata? Hai figli? Insomma viva la discrezione! Beh, dopo aver passato l’interrogatorio con pessimi voti: all’epoca avevo 24 anni, non ero sposata, non avevo figli, lontana dai genitori, praticamente una disgraziata ai suoi occhi.
Per cercare di ottenere dei bonus, gli confido la mia passione per la Cina, i cinesi e il cibo cinese ed infine, ma non per ordine d’importanza, per chengyu.
Ed ecco qui la storiella da cui prende origine il chengyu di oggi.
Nell’immensa opera enciclopedica Le primavere e Autunni del signor Lu ( lushi chunqiu吕氏春秋, c. 239 a.C.) si narra una racconto che è la vera e propria celebrazione dell’agire in modo stupido.
Dopo la distruzione della famiglia Fan dello Stato di Jin, c’era un ladro che voleva entrare in possesso della campana musicale di questa famiglia.Il ladro voleva caricarsela sulle spalle e portarla via, ma era troppo grande per poter sopportarne il peso e quindi pensò di usare un martello per farla a pezzi e trasportare via coccio per coccio.
Non aveva pensato al fatto che, sotto i colpi del martello, la campana avrebbe iniziato a suonare così da richiamare subito l’attenzione. Allora decise di tapparsi le orecchie perchè, se gli altri avessero udito il suono non ci sarebbe stato alcun problema, mentre se fosse stato lui stesso ad aver udito il rumore allora voleva dire che era stato commesso un errore.
Fare il sovrano e avere orrore di percepire i propri errori non è forse simile a ciò? Se però sono gli altri ad averne percezione, allora tutto sommato è accettabile.
Morale della favola, da questo racconto ci è giunto fino ai giorni d’oggi questo chengyu che ha assunto il significato di cercare di nascondere goffamente l’evidenza, comportarsi in maniera del tutto sciocca nella convinzione di essere astuti. In altre parole ingannare se stessi.
Al prossimo chengyu,
F.