Kamikaze e crisantemi
Benvenuti al nostro secondo appuntamento con “Asia in pillole: storia e cultura di Cina e Giappone”!
Come molti sapranno, durante la seconda guerra mondiale, il Giappone decise di usare corpi di piloti suicidi, conosciuti in occidente come Kamikaze, nel tentativo di arginare l’inarrestabile avanzata delle forze americane. La squadriglia Kamikaze stanziata nei pressi della baia di Okinawa ricevette il nome di “Kikusui”, da kiku (crisantemo), simbolo araldico preso in prestito da un famoso samurai giapponese, Kusunoki Masashighe, di cui parleremo oggi.
L’imperatore Go-Daigo
Nel 1318, in Giappone, saliva al trono imperiale l’imperatore Go-Daigo. All’epoca, il Giappone era saldamente nelle mani del primo governo militare, lo Shogunato Kamakura (dal nome della città in cui lo Shogun risiedeva). Go-Daigo non intendeva lasciare il paese nelle mani dello Shogun, ritenendo fosse suo dovere sconfiggere il governo militare e riportare al comando la casa imperiale.
Secondo una leggenda una notte l’imperatore sognò che un albero di canfora (Kusunoki) gli avrebbe portato fortuna. Il mattino seguente interpellò i suoi consiglieri che gli dissero che tra le guardie vi era un samurai di nome Kusunoki Masashige, noto per la sua abilità nel tiro con l’arco. Già dal primo colloquio Kusunoki si dimostrò un servitore fedele ed abbracciò la causa di Go-Daigo senza esitare.
La Guerra Genkō
Go-Daigo impegnò più di dieci anni per pianificare il suo attacco allo shogun:non solo ottenne i servigi di alcune bande di predoni, ma si assicurò la fedeltà di alcuni Daimyo (signori feudali), scontenti del regime militare.
Nel 1331 l’imperatore fuggì da Kyoto, poiché i suoi piani erano giunti alle orecchie dello shogun Hojo. Gli uomini dello Shogun riuscirono presto a catturare Go-Daigo e lo esiliarono presso l’isola di Oki. Il principe Morinaga, primogenito del imperatore, decise di abbandonare carica di priore in un monastero, unendosi alle truppe guidate dal fedele Kusunoki Masashige.
Kusunoki si rivelò uno stratega brillante, capace in più occasioni di tenere in scacco il ben più numeroso esercito dello shogun. Nel 1333 la fuga di Go-Daigo da Oki distolse l’attenzione dello shogun dai ribelli. Intanto uno dei generali dello shogun, Ashikaga Takauji, decise di tradire il suo signore e conquistò Kyoto in nome di Go-Daigo, mentre le forze imperiali, al seguito del generale Nitta, sconfiggevano gli Hojo nella loro roccaforte, Kamakura.
Lo Shogun Ashikaga
La restaurazione del governo imperiale non ebbe molto successo. Go-Daigo ripristinò molte delle ormai obsolete cariche imperiali, scontentando soprattutto i samurai.
Non solo, Takauji Ashikaga aveva sperato di ottenere la carica di Shogun,ormai abolita, e riteneva che un altro dei generali di Go-Daigo, Nitta, avesse ottenuto più prestigio e soprattutto più cariche alla corte imperiale. Nel 1336 gli ultimi membri del clan Hojo si ribellarono seguendo la guida di Tokiyuki Hojo. L’imperatore affidò la soppressione della rivolta proprio ad Ashikaga Takauji, il quale ne approfittò per iniziare la sua scalata al potere. Dopo aver sedato la sommossa, Ashikaga invase e requisì le terre appartenenti all’odiato Nitta. L’imperatore capì di essere stato tradito e mobilitò le sue forze, capeggiate proprio da Nitta, poichè Kusunoki non si trovava nella capitale. Inizialmente l’esercito imperiale ebbe successo, spingendo Takauji a riparare nel Kyushu. Purtroppo per Go-Daigo, molti dei clan samurai, decisero di schierarsi con il generale infedele. Le sorti della guerra si ribaltarono a favore degli insorti, che nell’aprile 1336 inflissero una gravissima sconfitta alle forze dell’imperatore. A questo punto Ashikaga alla guida di un grande esercito si diresse verso Kyoto. Mentre Nitta si preparava allo scontro nei pressi del fiume Minato, Go- Daigo richiamò il fidato Masashige. Kusunoki fece notare all’imperatore come la loro condizione di inferiorità numerica fosse simile a quella affrontata durante la guerra contro lo shogun Hojo, e che anche in questo caso non vi fosse possibilità di vincere in uno scontro diretto. L’imperatore ed i suoi consiglieri non vollero sentire ragioni, il nemico andava sconfitto immediatamente.
Un eroe nazionale
Pur sapendo di andare incontro a morte certa, Masashige mobilitò il suo clan e scese in battaglia. Secondo le cronache, al culmine della battaglia, rendendosi contro di non avere più scampo, Kusunoki e suo fratello si tolsero la vita in nome del loro imperatore. In seguito, gli Ashikaga ed i loro seguaci conquistarono Kyoto e nominarono un nuovo imperatore, che finalmente consegnò a Takauji il tanto desiderato titolo di Shogun.
Lo sconfitto Go-Daigo non si arrese, creò una propria corte imperiale a Nara e per circa centocinquanta anni il Giappone avrebbe avuto due corti e due imperatori. Il figlio di Masashige prese la guida del clan, e come suo padre morì combattendo contro gli Ashikaga, in nome del suo imperatore.
Dopo la restaurazione Meji (1867), con la definitiva cancellazione del titolo di Shogun, Kusunoki divenne un’ eroe, e la sua statua venne posta a guardia del palazzo imperiale.